IL RICAMBIO DELL’ARIA IN UN EDIFICIO
È evidente che in un edificio sia necessario garantire un idoneo ricambio dell’aria per smaltire inquinanti aerodispersi e altre sorgenti di insalubrità come l’anidride carbonica presenti nell’aria interna. Ciò può avvenire in diversi modi: ventilando naturalmente (con apertura manuale delle finestre), mediante ventilazione meccanica, attraverso i pori delle pareti come menzionano gli assertori dei “muri che respirano” e attraverso gli spifferi presenti sugli elementi costruttivi perimetrali dati da sigillature non perfette in corrispondenza di penetrazioni dell’involucro esterno, di nodi di installazione di serramenti, di giunti fra elementi costruttivi adiacenti, ecc. Se si prendono in considerazione i flussi di aria scambiati attraverso i pori, appare subito evidente che, a causa delle scarse pressioni differenziali che si instaurano ai due lati di una parete, diventa impossibile scambiare più di 4-5% dell’aria che sarebbe necessaria per ottenere un adeguato livello igienico dell’aria interna. Se si instaurano dei ricambi naturali significativi di aria semmai questi avvengono attraverso gli spifferi, ed è però il peggior modo per scambiare aria con l’ambiente esterno: infatti l’aria umida interna fluisce attraverso gli spifferi incontrando via via strati caratterizzati da temperature decrescenti, dando così origine a fenomeni di muffe, efflorescenze e in ultima analisi anche danni strutturali, oltre a elevate dispersioni termiche per ventilazione incontrollata e incrementato discomfort.
In ogni caso, anche progettando dei “mega-spifferi” non si riuscirebbe a ottenere il necessario ricambio di aria in maniera casuale e costante per tutto l’arco del giorno. Facendo un’analogia, persino gli strati più esterni della pelle del nostro corpo umano permettono di estrarre ossigeno dall’ambiente, nonostante sia noto a tutti che “non respiriamo” grazie ai pori della nostra pelle.
Pertanto, si evince che le uniche strategie di ventilazione sono la ventilazione naturale per apertura manuale delle finestre (che tuttavia coinvolge fenomeni stocastici come velocità del vento e differenza di temperatura interno-esterno ed è comunque connessa a un inevitabile elevato livello di discomfort termico ed acustico) e ventilazione meccanica a singolo o a doppio flusso con recupero di calore.